martedì 31 marzo 2015

MAYA MILO E IL GIRO DEL MONDO in Formiche mensile aprile



MAYA MILO E IL GIRO DEL MONDO
Beckmesser


L’Expo che sta per aprire i battenti è anche fonte di opere liriche. Nel fascicolo di marzo di Formiche abbiamo parlato de Le Ventre de Paris vista in anteprima a Venezia ma che sarà a giugno a Milano e successivamente a Parigi (sia all’Opéra Comique sia al Théâtre de Bouffes du Nord ed a Lisbona. C’è grande attesa per C02 , commissionata appositamente dalla Scala ad uno dei maggiori compositori italiani , Giorgio Battistelli: il debutto è il 16 maggio. Tuttavia, lo spettacolo che avrà più pubblico (sono stati staccati già 140.000 biglietti e prenotazioni) è Milo, Maya e il giro del mondo, composta dal giovane maestro Matteo Franceschini  su libretto di Lisa Capaccioli. E’ coprodotta dallo AsLiCo di Como , dove ha debuttato il 23 febbraio con l’Opéra Royal de Wallonie, in Belgio , l’Opéra de Rouen – Haute Normandie in Francia ed il  Theater Magdeburg in Germania. Sino all’inizio di giugno ci saranno 140 repliche in 24 città italiane. In autunno 2015 e nell’inverno 2016 ci saranno rappresentazioni in Belgio, Francia e Germania. E forse in altri Paesi: ad esempio, tra i partner si annovera l’ Opera de Tenerife e c’è grande interesse da parte di teatri americani e del Golfo Persico. L’opera ha recentemente vinto, sulla base del libretto e della partitura, il Premio Fedora - Rolf Liebermann’ per l’Opera 2014, riconoscimento che prende il suo nome da un’organizzazione non-profit con lo scopo di supportare l’innovazione ed i talenti emergenti nel campo della musica lirica e del balletto.
In un’Italia in cui solamente La Scala e l’Opera di Roma tengono una produzione in cartellone per più delle prammatiche sei-dieci repliche, fa piacere parlare di una novità assoluta per ragazzi di cui si programmano circa 200 repliche . Ciò in parte riflette il rinnovato interesse per l’opera per ragazzi, come si è visto a Palermo e Firenze, dove, rispettivamente, Gisela! e Pollicino (ambedue di Hans Werner Henze) hanno gremito il Massimo ed il Goldoni ad ogni rappresentazione. Rispecchia , soprattutto, però, gli sforzi e l’intelligenza di Opera Domani l’organizzazione con base a Como; trova ogni anno, da 29 anni, modi accattivanti di adattare opere di repertorio al pubblico giovane o di crearne nuove di zecca, come Milo, Maya e il giro del mondo e di avere ormai un prestigio mondiale. Quest’anno è stato scelto il tema dell’Expo:nutrire il pianeta, energia per la vita”.

L’azione  scenica si svolge in una metropoli, in una giornata di giugno, dopo l’ultimo giorno di scuola, prima delle vacanze estive, Milo vuole invitare Maya ad uscire ma è sopraffatto da Gian Gianni, il bullo della scuola. I due si contendono l’attenzione della ragazza: Gian Gianni le propone di andare in vacanza con lui e i suoi genitori. Milo invece promette a Maya di portarla a fare il giro del mondo con soli venti euro. Gian Gianni lo deride, anche perché Milo è un ragazzo povero, ma la sua proposta è talmente bizzarra che Maya, che è una ragazza molto curiosa, accetta. I due partono in bicicletta per il loro viaggio, inseguiti da Gian Gianni sul suo motorino. L’avventura inizia, ogni quartiere della città rappresenta un continente nel quale i ragazzi trovano un ristorante dove assaggiare piatti tipici, ma soprattutto possono entrare in contatto con una nuova cultura. Gian Gianni li pedina e i suoi tentativi di boicottare e rovinare l’atmosfera della serata sono fra i passaggi più divertenti dell’opera. L’opera e il viaggio si chiudono con un dessert americano accompagnato da un happy end e dalla promessa dei protagonisti di viaggiare nuovamente insieme.

Una delle novità è il coinvolgimento sempre più esteso di risorse giovani, il cast di produzione si arricchisce infatti di due figure young oltre a quelle di direttore, cantanti, regista e scenografo: una librettista under 30, selezionata attraverso un concorso europeo, e un giovane compositore, artista di punta della Casa Ricordi. Lo scorso ottobre 2013 una giuria presieduta da Gabriele Vacis, ha scelto la proposta di Lisa Capaccioli, vincitrice del concorso di selezione del soggetto per la stesura del libretto d’opera con le caratteristiche tradizionali delle produzioni di Opera domani: durata compresa tra i 50 e i 70 minuti ed arie, adatte per essere cantate dalla platea di bambini e ragazzi. La parte didattico/culinaria invece può contare sulla collaborazione di Gualtiero Marchesi che firma ricette ad hoc .

LE LIBERALIZZAZIONI TIMIDE in Formiche mensile aprile



LE LIBERALIZZAZIONI TIMIDE
Giuseppe Pennisi
Il 2015, definito Anno Felix, dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, dovrebbe essere caratterizzato da una crescita economica ben superiore allo 0,1% segnato nel primo trimestre e sorretta da un programma aggressivo di riduzione del debito pubblico (tramite privatizzazioni) e di aumento della produttività (tramite crescente concorrenza derivante da liberalizzazioni),
Di privatizzazioni ci occuperemo quando il programma e la sua attuazione saranno meglio definite. Il disegno di legge (ddl) sulla concorrenza, e quindi sulle liberalizzazioni, è stato varato a fine febbraio; quando questa mensile arriva in edicola, sarà all’esame del Parlamento. Al carattere del Presidente del Consiglio si possono attribuire tanti tratti ma non certo la timidezza. Tuttavia, il ddl in questione è più ‘timido’ delle ‘lenzuolate’ di bersaniana memoria di una diecina di anni, nonostante l’aggravarsi della situazione in questo lasso di tempo. Principalmente se la situazione italiana è comparata con quella dei nostri competitors europei (non parliamo di quelli dell’Emisfero Occidentale o dell’Asia).
Non ci riferiamo neanche ad inchini come quelli alla lobby dei taxi. E’ sufficiente pensare che nel campo dei servizi pubblici locali lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico (non certo un covo di liberisti) aveva chiesto che non ci fossero più enti (come le autorità portuali) al tempo stesso regolatori e fornitori di servizi (da loro stessi regolari) . In materia sanitaria, il Ministero della Salute (non affiliato a nessuna istituzione liberale) aveva proposto accreditamento periodico, e concorsuale, delle strutture sanitarie private e la liberalizzazione della vendita dei medicinali di fascia C. Piccoli passi verso una maggiore concorrenza, ma tali da imbarazzare il timido Presidente del Consiglio.
Non si può che suggerirgli la lettura di un’analisi condotta da dieci centri studi europei e coordinata dal piccolo ma dinamico centro studi italiano ‘ImpresaLavoro’ e di organizzare un seminario del Partito Democratico (pare sia prassi) al fine di preparare un maxi-emendamento prima della conclusione dell’iter parlamentare del ddl. Lo studio riguarda principalmente la libertà fiscale, che sintetizza il complesso delle altre libertà economiche che agevolano o frenano l’impresa (e quindi l’occupazione).
Gli istituti hanno lavorato seguendo la medesima metodologia ed hanno computato un Indice della libertà fiscale sulla basa di quattro distinti indicatori: le dimensioni della tassazione complessiva rispetto alla produzione annuale; il modo in cui il prelievo fiscale colpisce lavoro, capitale e consumi; la complessità degli ordinamenti  e, di conseguenza, il tempo e le risorse che imprese e famiglie devono destinare all’assolvimento degli obblighi di legge; la decentralizzazione del prelievo e, al tempo stesso, l’autonomia dei vari livelli di governo. La liberalizzazione (oppure la mancanza di liberalizzazione) e sottointesa in ciascuno dei quattro indici. L’Italia non esce affatto bene : con un total tax rate del 65,4% siamo alle prese con un moderno Leviatano, cui pare persino difficile opporsi e con cui l’opinione pubblica sembra ormai rassegnata a convivere. Si potrebbe rispondere che la delega fiscale a cui  Governo e Parlamento stanno lavorando potrebbe curare questi problemi tributari. Tuttavia, chiunque abbia compiuto un minimo di studi economici sa che la liberalizzazione e la concorrenza sono gli unici strumenti per quella crescita che sola può permettere la riduzione dell’oppressione fiscale.
Un quarto di secolo fa, l’allora Vice Direttore Generale della Banca d’Italia Pier Luigi Ciocca , sempre culturalmente contiguo al centro sinistra , nella prefazione alla raccolta di saggi ‘Disoccupazione di Fine Secolo’ (Bollati Boringhieri,1997  documentava che in mondo in cui il Nord America ha un carico tributario attorno al 30% del Pil ed i Paesi asiatici emergenti del 20% del Pil, con il nostro 46% di allora rischiava un  declino sempre più grave e la disoccupazione di massa sempre più lunga.
Neanche i suoi amici con responsabilità di governo lo hanno ascoltato.










In prima mondiale l’Euridice di Salvatore Sciarrino in Formiche 31 marzo



In prima mondiale l’Euridice di Salvatore Sciarrino

31 - 03 - 2015Giuseppe Pennisi
Un tempo era prassi. Ora merce molto rara. Sino alla metà degli anni Sessanta, ogni anno un ‘ente lirico’ o ‘un ente sinfonico’ – allora si chiamavano così – commissionava ad un autore, preferibilmente italiano, un nuovo lavoro da eseguire in prima mondiale. Adesso avviene di recente. Quindi, occorre congratularsi con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che ha commissionato e tenuto a battesimo dal 28 al 20 marzo La nuova Euridice secondo Rilke di Salvatore Sciarrino, uno dei maggiori (e più noti all’estero) compositori italiani. Dato che il lavoro , tratto dal mito greco quale rielaborato dal poeta romantico tedesco, viene tenuto in Settimana Santa è stato accoppiato con il Magnificat BWV 243 di Johann Sebastian Bach. L’accostamento del barocco con la contemporaneità può sembrare inconsueto, ma non lo è affatto (è caratteristica ad esempio di molti festival stranieri come Le Printemps des Arts in corso in queste settimane a Monte Carlo) : si pensi alle ‘improvvisazioni’ tipiche del barocco ed anche di un compositore contemporaneo come John Cage (e la scuola).
E’ specialmente significativo che l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la Scala con i loro statuti speciali si facciano promotori di nuovi lavori; il 16 maggio nella Sala del Piermarini debutterà la nuova opera di Giorgio Battistelli C02. Con un la guida di un Sovrintende e direttore artistico giovane, e lui stesso compositore, l’Accademia dovrebbe proporre ogni anno una almeno nuova commissione; oggi verrà presentata la stagione 2015-2016 e sarà un’indicaione.
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Facciamo parlare Sciarrino . “Progetti come questo arrivano da lontano e maturano a lunga scadenza. Non è un caso che, ormai verso la mia tarda maturità, abbia pensato a un lavoro che torna alle origini stesse del melodramma”. Così parla Salvatore Sciarrino per la sua cantata drammatica La nuova Euridice secondo Rilke, nuovo lavoro a lui commissionato dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Protagonista il soprano canadese Barbara Hannigan, ecclettica artista che alterna il canto al podio. Antonio Pappano alla testa dell’Orchestra e del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e che , come ha riportato questa testata, ha già stupito il pubblico romano nel novembre 2013..
“La mia scrittura per il canto impiega la “messa” di voce per la quale l’italiano è la lingua più adatta perché è la più vocalica, mentre non ne esiste una più consonantica del tedesco”  - racconta Sciarrino. “Amo Rilke da molti anni, ma ero scontento delle versioni storiche. Mi fidavo, ma vi trovavo cose assolutamente incomprensibili che però sparivano d’incanto se risalivo ai testi originali. Ad esempio nei Sonetti il traduttore fa sfoggio di una varietà di sinonimi, laddove Rilke usa un lessico limitato e ripete spesso le stesse poche parole. Non essendo nato come scrittore, trovo che ciò renda più capillare il rapporto con il testo e ne faccia il trampolino ideale per un nuovo oggetto teatrale e drammatico”.
Sciarrino ha sempre avuto una forte vocazione drammaturgica, perché per lui il teatro costituisce un metodo di lavoro, quasi una battaglia estetica. “Da più di trent’anni costruisco un mio personale stile vocale. Cosa ne beneficia immediatamente è il teatro, perché senza racconto drammatico esso non può rappresentare nulla. Il teatro è la forma che unisce culturalmente e socialmente gli individui”. Ed , infatti, anche se affidata unicamente all’orchestra ed ad un voce la sua lettura del mito di Orfeo è altamente teatrale. Non è l’Orfeo stilizzato della Favola di Monteverde o quello eroico di Cluck (specialmente nella trascrizione di Berlioz vista ed ascoltata di recente a Palermo) ma un Orfeo debole e tormentato, ricorda il Lohengrin di Sciarrino del 1982. Ad una scrittura musicale tersa e rigorosa, Sciarrino accompagna una scrittura vocale impervia e densa quasi di coloratura in cui trionfa Barbara Hannigan.
Alla nuova composizione di Sciarrino, Antonio Pappano unisce una celebre pagina di  Bach. Il poderoso Magnificat, il Canticum Mariae, tratto dal Vangelo secondo Luca,  usualmente intonato il sabato e la domenica nell’Ufficio dei Vespri e cantato a cori alterni, era noto anche nelle comunità luterane che ne utilizzavano la versione in tedesco, lasciando quella in latino a solenni circostanze come il Natale, la Pasqua e la Pentecoste. In queste occasioni, le esecuzioni erano più elaborate, a più voci con interventi di solisti e strumenti concertanti. Nel suo incarico di Kantor presso la chiesa di San Tommaso a Lipsia, Bach compose un Magnificat per i Vespri del Natale del 1723, in seguito rimaneggiato per essere eseguito tutto l’anno indipendentemente dalla liturgia della Natività. La versione che si è imposta e che ancora oggi viene eseguita in concerto risale all’estate del 1733.  Cast di alto livello con il celebre soprano Amanda Forsythe, Josè Maria Lo Monaco soprano II/alto, Paolo Fanale tenore, Christian Senn baritono. Lietissimo il pubblico più tradizionale dei concerti dell’Accademia , mentre i più innovatori (cominciano ad esserci anche loro) avrebbe voluto un bis integrale della La nuova Euridice secondo Rilke.

domenica 29 marzo 2015

La riforma delle pensioni che può "mandare a casa" Renzi in Il Sussidiario del 30 marzo



SPILLO/ La riforma delle pensioni che può "mandare a casa" Renzi
Pubblicazione: lunedì 30 marzo 2015
Matteo Renzi (Infophoto) Matteo Renzi (Infophoto)
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NEWS Economia e Finanza
RIFORMA PENSIONI 2015. In The Doctor’s Dilemma, un noto play di George Bernard Shaw, il protagonista, un medico chirurgo di rango, è a un vero bivio: salvare o non salvare il marito (ammalato di tubercolosi) della propria amante (che lui vorrebbe sposare), utilizzando tecniche di avanguardia rare e costose. Non raccontiamo la conclusione per non fare perdere agli spettatori il gusto della sorpresa.
Un dilemma analogo è quello che affligge il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Giornalisti vicino al Palazzo (in tutti i sensi) hanno diffuso la voce secondo cui, bruciando i tempi e con l’idea di fare un regalo di Pasqua agli italiani, venerdì 3 aprile verrebbe esaminato e approvato il Documento di economia e finanza (Def), base per la Legge di stabilità del prossimo settembre. Tuttavia a far quadrare i conti mancano circa 10 miliardi di euro nel comparto della previdenza.
La strategia del Governo sarebbe infatti quella di mantenere il blocco della perequazioni sulle pensioni in essere e di continuare con i “contributi di solidarietà” degli anni scorsi, rendendoli, se possibile, ancora più pesanti. Tuttavia, in risposta a ricorsi, le Corti dei Conti della Calabria, del Lazio, dell’Emilia-Romagna, del Veneto (nonché di altre Regioni) hanno replicato indignate poiché sono state adottate misure già dichiarate incostituzionali da parte della Consulta in base agli articoli 3, 4, 35, 38,53, 81, 96 e 137 dalla Costituzione Non solo, la Corte dei Conti aggiunge che le misure contrastano con gli articoli 6, 21, 25, 33 e 34 della Convenzione europea sui Diritti dell’uomo e che in materia la Corte di Strasburgo ha già “sentenziato” nel 2013.
In breve, mentre il Palazzo fa pressioni sulla Consulta perché a fine aprile non accolga i ricorsi, la Corte dei Conti taccia il Governo di tracotanza e ignoranza. Due caratteristiche - amava dire Giuseppe Di Vittorio - che vanno quasi sempre a braccetto.
Quindi, in caso di una sentenza favorevole alla legge in vigore e contraria alle posizioni precedenti della Consulta, varie organizzazioni hanno già consultato giuristi per adire alla Corte di Strasburgo. E in parallelo per organizzare una serie di manifestazioni analoghe a quello del gennaio 1995 (che fecero cadere il Governo Berlusconi). Però, più dure, perché l’età mediana degli elettori ha raggiunto i 48 anni (ed è quindi terribilmente interessata alla previdenza) e la maggioranza degli iscritti Cisl e Cgil è composta di pensionati.
Quanto vale la partita sulle pensioni in termini di bilancio? Circa 10 miliardi ove si dovessero restituire (con interessi) i “contributi di solidarietà” e la perequazione del 2015 e non si potesse reiterare la misura nel 2016. Dieci miliardi valgono la pace sociale per un Governo la cui maggioranza al Senato è traballante?
Inoltre, nell’Unione europea è in fase di avanzata redazione una “direttiva” per “europizzare” i sistemi previdenziali e rendere così più agevole la libera circolazione dei lavoratori (ora la totalizzazione dei versamenti in vari Paesi Ue è basata su una rete di accordi bilaterali). Una condanna dalla Corte Costituzionale italiana, e ancora peggio da quella di Strasburgo, renderebbe difficile all’Italia incidere sui contenuti di questa direttiva.


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