giovedì 28 marzo 2013

I Festival di musica pasquale in Quotidiano Arte 29 marzo



venerdì 29 marzo 2013
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Fra i tanti appuntamenti il Teatro di Roma propone Dutoit nel Duomo di Orvieto con un'anteprima del Samson et Dalila, che andrà in scena il 5 aprile, alle 20, al Costanzi di Roma
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I festival di musica pasquale
Giuseppe Pennisi
In una recente serie di conferenze-concerti dell'Orchestra Sinfonica di Roma, della Fondazione Roma Arte-Musei, Francesco La Vecchia ha ricordato che in tutto il mondo e in tutte le epoche la musica nasce come connessa a servizi religiosi o soprattutto a preghiere. Specialmente quella della tradizione cristiana, che ha due momenti particolarmente alti: il Natale e la Pasqua.
Quindi, in questo periodo, in tutto il mondo cristiano, non solo in Italia o in Europa, fervono i festival di musica pasquale. Oggi, Venerdì Santo, lo Stabat Mater risuona nel giorno nel quale si fa memoria della morte in croce di Cristo. A proporlo nella versione di Dvorak, orchestra e coro del Teatro Lirico di Cagliari diretti da Hansjorg Schellenberger.
Un altro capolavoro sul significato della morte è la Messa da requiem di Giuseppe Verdi: la si ascolterà alle 20.30 al Teatro Manzoni di Bologna proposta da orchestra e coro del Teatro Comunale agli ordini di Michele Mariotti. Radostina Nikolaeva, Veronica Simeoni, Aquiles Machado e Sergey Artamonov le voci soliste.
Verdi, di cui nel 2013 si celebrano i duecento anni della nascita, anche nel cartellone del Massimo Bellini di Catania: i Quattro pezzi sacri del maestro risuonano alle 21 (replica sabato alle 17.30) diretti da Fabrizio Maria Carminati.
I duecento anni di Verdi, ma anche di Richard Wagner. Il Teatro Regio di Parma propone il terzo atto del Parsifal, quello che culmina nell'Incantesimo del Venerdì Santo, in forma di concerto: la bacchetta di Juraj Valchua guiderà la Filarmonica Toscanini, il coro del Regio e le voci di Robert Dean Smith (Parsifal), Gerd Gro­chowski (Amfortas), Stephen Milling (Gurnemanz) e Alisa Zjnovieva (Kundry).
Ma l'appuntamento più atteso è sabato 30 marzo quando le magnifiche volte del Duomo di Orvieto ospiteranno il tradizionale "Concerto di Pasqua", sabato 30 marzo alle 17.00 per il "Festival di Orvieto" 2013 promosso dal Teatro dell'Opera di Roma, l'Associazione Festival Orvieto Musica e Cultura e il Vicariato di Roma, quest'anno affidato a uno dei massimi direttori d'orchestra, Charles Dutoit.
Il concerto del Sabato Santo è sicuramente il momento centrale dell'intera rassegna orvietana, che giunta alla sua terza edizione, presenta quest'anno un ricco e lungo programma che da Pasqua arriva fino alla Pentecoste. Il 30 marzo nella splendida cattedrale, gioiello architettonico della città umbra, il direttore svizzero Dutoit, uno dei grandi maestri del podio dei nostri giorni, dirigerà l'Orchestra e il Coro del Teatro dell'Opera di Roma nelle scene bibliche tratte dal primo e dal terzo atto del Samson et Dalila di Camille Saint-Saëns e due brani dal Requiem di Gabriel Fauré, allievo favorito di Saint-Saëns e suo grande amico: Pie Jesu per soprano e orchestra e In paradisum per coro e orchestra. Maestro del Coro è Roberto Gabbiani. I ruoli solisti nell'esecuzione dei brani dal Samson et Dalila sono affidati a Michael Hendrick (tenore), Nicola Pamio (tenore), Gregory Bonfatti (tenore), Elchin Azizov (baritono), Mikhail Korobeynikov (basso), Dario Russo (basso), Filippo Bettoschi (basso); nel Pie Jesu dal Requiem di Fauré, la voce solista sarà invece quella del soprano Rosa Feola.
Il concerto del 30 marzo sarà l'occasione per presentare al pubblico di Orvieto, una anteprima del Samson et Dalila, che andrà in scena il 5 aprile, alle 20, al Costanzi con la regia di Carlus Padrissa de La Fura dels Baus.






















La violenza sulle donne raccontata da Britten in Milano Finanza 29 marzo



La violenza sulle donne raccontata da Britten
di Giuseppe Pennisi

La guerra è sinonimo di violenza assoluta, ma quella contro le donne è la più turpe. Questo il messaggio di The rape of Lucretia di Benjamin Britten (di cui di ricorre il centenario dalla nascita). Ha debuttato a Ravenna il 22 marzo e per due mesi è in viaggio in Emilia, per poi approdare al Maggio Fiorentino.
http://www.milanofinanza.it/artimg/2013/063/1818890/1-img660038.jpgL'apologo (con finale a sorpresa) si svolge nella Roma del 500 a.C. durante il regno di Tarquinio il Superbo. Britten lo compose nel 1945 non solo sotto l'influenza del conflitto bellico ma soprattutto per indicare una nuova via al teatro in musica: un'opera vera e propria di 110 minuti (in cui l'esperienza del melodramma si fonde che quella inglese) con 12 solisti in buca e 8 cantanti-attori di cui una voce maschile e una femminile che fungono da coro. L'allestimento di Roberto Abbado, che realizza un palcoscenico a due livelli e impiega in modo astuto proiezioni che attualizzano il morality play dà l'impressione di assistere a un colossal. Jonathan Webb è alla guida di 12 strumentisti dell'orchestra del Maggio Musicale fiorentino in grado di affrontare la complessa partitura senza mai sovrastare le voci (si comprende ogni parola), ma creando sonorità sinfoniche negli intermezzi. Il cast vocale è stato scelto con cura: Julianne Young (Lucretia), John Daszak (coro maschile), Cristina Zavalloni (coro femminile), e Joshua Bloom (Collatino) ricordano Janet Baker, Peter Pears, Heather Harper e John Shirley-Quirk. Ossia i cantanti per cui Britten concepì i ruoli e che concertò in una registrazione ancora ritrovabile. Un'edizione esemplare, specialmente in una fase come quella attuale. (riproduzione riservata)

Con Bersani che insegue Grillo è finito il sogno del Pd in Formiche del 28 marzo



Con Bersani che insegue Grillo è finito il sogno del Pd
28 - 03 - 2013Giuseppe PennisiCon Bersani che insegue Grillo è finito il sogno del Pd
Circa cinque anni fa, ridotta l’Unione di Prodi ad un cumulo di macerie e sotterrato per sempre quell’Ulivo (che ebbe fugacemente anche ambizioni mondiali lanciate in un convegno a Firenze), Walter Veltroni presentò la proposta di un Partito Democratico, molti pensarono che, finalmente, la sinistra italiana si sarebbe data un assetto (non solo un volto) europeo. Avrebbe, quindi, avuto come suo punto centrale un partito socialdemocratico orientato ad un’economia sociale di mercato di stampo europeo.
Già allora, quando venne il momento della prima consultazione elettorale, sorsero dubbi: l’alleanza con il piccolo ma vocale Italia dei Valori da toni giustizialisti che in Europa lo porrebbero vicino al Front National francese e l’esclusione del Partito Socialista inducevano a dubitare che il progetto si sarebbe realizzato. Tuttavia, la sconfitta elettorale nel 2008 induceva a pensare che la XVI Legislatura sarebbe stata una fase importante per far nascere una socialdemocrazia di governo dai banchi dell’opposizione. Un’esperienza analoga era stata fatta in Francia. Con successo.
Inoltre, l’assunzione della Segreteria da parte di Bersani conteneva promesse e speranze dato che nel periodo passato al Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’ex Presidente della Regione Emilia-Romagna aveva tentato, almeno in parte, di avviare una fase di liberalizzazioni (le “sventolate”). Infine, i 14 mesi della “strana maggioranza” avevano lanciato segnali positivi nel senso che in politica economica il Pd intendeva coniugare rigore e crescita, riprendendo anche il sentiero di liberalizzazioni e privatizzazioni. Purtroppo, però, invece di un’opposizione costruttiva ed alternativa, nella legislatura ha puntato solo a demonizzare l’avversario e a distruggerlo. Studiosi americani (distinti e distanti dalla nostre beghe) parlano di virus stalinista ed evocano anche Beria quando fanno riferimento all’evoluzione del Pd italiano.
Questo sogno di una socialdemocrazia italiana ha cominciato ad infrangersi quando, negli ultimi della legislatura, il Pd è stato il principale ostacolo alla riforma della legge elettorale, nella convinzione di poter vincere ed ottenere un forte premio di maggioranza. Sempre nel disegno tattico delle elezioni, si è alleato con Sel che di socialdemocratico europeo non vuole avere neanche le parvenze. Risultato perdente, anche se a ragione della legge elettorale “miglior perdente” per appena 120mila voti, ha condotto le consultazioni per la formazione di un governo tralasciando i temi economici (che sono centrali al presente ed al futuro del Paese), parlando in termini vaghi (otto punti dove c’è tutto ed il contrario di tutto). Non solo ma con meno di un terzo degli elettori ha puntato soltanto su una (improbabile) spaccatura del M5S al vecchio scopo di non avere avversari a sinistra e si è rifiutato di considerare una “grande coalizione” analoga a quella che in dieci anni ha trasformato la Germania.
Ora la socialdemocrazia del Pd sembra un vestitino per celare antichi vizi. Ed è un vestitino stracciato.